Fruscìo

Io non credo sia necessario andare sempre avanti. Oggi sono 21 anni. 21 anni dalla morte di Carlo Giuliani. Ho passato gli ultimi 11 anni a ricordarlo, commemorarlo, difenderne la memoria, cercare di stimolare la contestualizzazione di una morte senza alcun senso. Ho provato, con le mie misere armi, a dire. A dire quanto Genova 2001 fosse lo spartiacque di un Mondo che non appartiene più alla mia generazione, una generazione che in tutti i modi provano a cancellare. Eravamo la forza del Mondo alla fine degli anni novanta. Gridavamo al cambiamento, pensavamo ecologico, lottavamo contro la globalizzazione dei mercati e dell’energia. Credevamo all’integrazione e riflettevamo sulla società multirazziale come progetto da edificare. Tutto quello in cui credevamo è sparito. Perso. Siamo fuori da ogni categoria. Troppo vecchi per essere aiutati, troppo giovani per essere saggi. Troppo stanchi per continuare a combattere e troppo disillusi per continuare a sognare.

Ventuno anni dopo, rimane la morte di un ragazzo nato il mio stesso anno. Ed oggi guardo a quei giorni con la paura che non siano esistiti. Per cosa siamo pronti a combattere? Per cosa siamo pronti a morire? Quanto riusciremo a difendere di quello che siamo stati? Quanto riusciremo ancora a dire?

Senza storie non siamo niente. Solo il fruscio di foglie nel vento. Carlo è la mia storia. E’ una delle nostre storie. Non dimentichiamola.

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