Certi Angoli Segreti

Una visita ad un centro commerciale il sabato pomeriggio potrebbe rivelarsi una delle esperienze meno interessanti nella vita di una persona. Folla nel parcheggio, folla fra i “viali” interni, file davanti ai negozi…Se non fosse che questi bagni di folla sono sempre un pò strani dopo gli anni passati, dove tutto questo rappresentava, da una parte, il male assoluto (la pandemia…) dall’altra una rinuncia che da bravo misantropo (al limite del sociopatico) mi alleggeriva non poco delle incombenze famigliari….Ma questo sabato era la festa della mamma e per trovare qualcosa da portare alla mia vecchia signora che non vedo spesso come dovrei , sono finito insieme alle mie giovani signore (mia moglie e mia figlia) dentro un grande centro commerciale del quartiere Eur a Roma. Fino a qui la cronaca non dice niente di nuovo….Fatto sta che uno dei negozi in cui mi piace più andare sono le librerie. Ne ho una di fiducia (altro centro commerciale però), ma visto che mia figlia voleva comprare un Manga (fenomeno interessante questo dei dodicenni che fagocitano manga giapponesi, e ne hanno fatto una moda….) siamo entrati in questa libreria.

Ho preso la decisione di voler comprare più libri di poesia. Arte che testimonia il nesso fra musica e parola, e la più alta testimonianza della capacità dell’uomo di raccontare senza descrivere, di condividere l’intimo e il segreto. Nella parola poetica scopro emozioni, respiri, necessità di eccedenza e di andare al cuore del senso che, spesso, mi sono da guida per quello che cerco di fare con la mia musica.

Ma il contemporaneo non sembra accorgersi come me, della necessità della parola poetica, e sembra anzi far sparire dagli occhi degli umani consumatori la sua presenza. La nasconde e trasporta negli angoli della “nicchia” commerciale, perché si sa che il mercato non elimina nulla. Ho sempre pensato che questa fosse la grande “crepa” del sistema. Non riesce a non concepire tutto come merce, ed in quanto tale cerca comunque di venderla. Fra queste merci ci sono i semi possibili di una trasformazione….Sono semi antichi e sono sempre pronti a germogliare…Ma diventa sempre più difficile cercarli. In questa libreria, non trovavo uno scaffale dedicato alla Poesia. Abbiamo chiesto e ci hanno portato davanti all’angolo più nascosto del negozio. Lontani dagli assembramenti delle novità, defilati rispetto alla grande narrativa. Un angolo, in cui i libri erano lasciati quasi alla rinfusa, dove ho sistemato io alcune copie fuori ordine e con la costa verso l’interno dello scaffale. Qualche Neruda, il nostro Montale, alcuni francesi….Poche cose assiepate in due scaffali….che non sapevano contenere niente che parlasse di oggi attraverso l’oggi. Non Hikmet, non Darwish, non Masala, non Vicinelli, figurarsi Tavan, non Hirschman, Polansky, non Awad.

Esiste una poesia che mi accompagna da tempo…The Road Not Taken (tradotto in italiano come La via che non presi) di Robert Frost. Il poeta “nazionale” americano. Il cantore del rapporto con la natura, ma anche l’intimo narratore del canto celato nel terrore. Poeta di inizio novecento, figura iconica americana che in Italia non conosce grande fortuna, da sempre. Cerco i suoi libri da tempo, aspettando di incontrare la sua poesia, non volendola ridurre a semplice acquisto da fare on-line…Ed ecco in questi due scaffali miseri ed un pò offensivi comparire un Adelphi dal titolo splendido : FUOCO E GHIACCIO.

Le poesie di Robert Frost.

Vale la pena, credo, rischiare di mettere il naso nel Mondo, anche quello che non ci piace, che pensiamo lontano da tutto quello che vogliamo e siamo, per andare a cercare nei suoi angoli segreti le fila di discorsi che abbiamo tessuto con noi stessi nel corso degli anni. Una parte di noi che gira nel caos di questa “macchina” delirante che sembra dimenticare che nel guardarla ci si specchia e ad osservarla bene, numerose sono le strade da percorrere e tante le possibilità.

Mi volsi a Dio per dirgli

che il Mondo si dispera;

ma a peggiorar le cose

scoprii che Dio non c’era.

Dio si rivolse a me

(e non rida nessuno);

scoprì che io non c’ero-

non più della metà, almeno.

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